A pochi giorni dalle elezioni presidenziali e parlamentari del 27 novembre in Namibia, i giovani elettori LGBTQIA+ denunciano un distacco crescente tra i partiti politici e le istanze della nuova generazione, inclusi i diritti LGBTQIA+. Secondo la Electoral Commission of Namibia (Commissione Elettorale della Namibia), il 62% dei 1,5 milioni di elettori registrati è nato dopo il 1982, ma le principali forze politiche sembrano trascurare le preoccupazioni economiche e sociali di questa generazione.
Elaine Chanel Forbes, attivista transgender di 25 anni, ha dichiarato di sentirsi “insignificante” e “meno di un essere umano” poiché nessun programma elettorale menziona i diritti LGBTQIA+. Anche Zindri Swartz, un uomo queer di 32 anni, ha affermato che non chiede “trattamenti speciali, ma solo gli stessi diritti di chiunque altro”.
La Namibia, con circa tre milioni di abitanti, eleggerà un presidente con ampi poteri esecutivi e una nuova National Assembly (Assemblea Nazionale) di 104 seggi. A sfidarsi sono la South West Africa People’s Organisation (SWAPO – Organizzazione del Popolo dell’Africa Sud-Occidentale), al potere sin dall’indipendenza dalla Sudafrica nel 1990, e rivali come il Popular Democratic Movement (PDM – Movimento Popolare Democratico), il Landless People’s Movement (LPM – Movimento dei Senza Terra) e gli Independent Patriots for Change (IPC – Patrioti Indipendenti per il Cambiamento).
Nonostante le promesse di lavoro e investimenti, tutti i partiti principali ignorano i diritti LGBTQIA+ nelle loro piattaforme. La SWAPO Youth League ha apertamente dichiarato di non riconoscere la comunità LGBTQIA+. L’unico partito che appoggia esplicitamente i diritti LGBTQIA+ è l’All People’s Party (APP – Partito di Tutti), che tuttavia occupa solo due seggi in parlamento, senza mai superare il 3% dei voti.
Negli ultimi anni, le principali corti namibiane hanno emesso verdetti favorevoli alla comunità LGBTQIA+, suscitando però una reazione contraria in parte della popolazione e del parlamento. Nel 2023, la Corte Suprema ha stabilito il riconoscimento dei matrimoni omosessuali contratti all’estero, e quest’anno l’Alta Corte ha depenalizzato la sodomia, eliminando una norma ereditata dall’era dell’apartheid. Tuttavia, in parlamento sono stati proposti progetti di legge per annullare queste sentenze.
Omar Van Reenen, co-fondatore del gruppo Equal Namibia (Namibia Egualitaria), ha dichiarato: “Vincere in tribunale è essenziale, ma la vera minaccia alla nostra democrazia risiede in un parlamento autocratico che potrebbe riportarci alle pratiche oppressive dell’era dell’apartheid”.
Ndumba Kamwanyah, accademico dell’Università della Namibia, ha sottolineato che il contrasto conservatore rivela il divario tra i progressi delle corti e le opinioni tradizionali della società. “La maggioranza dei parlamentari e dei cittadini resta ancorata a ideologie conservatrici che sopprimono i diritti LGBTQIA+”, ha detto, riferendosi a un sondaggio dell’Afrobarometer, che ha rilevato come il 64% dei namibiani si opponga al riconoscimento dei diritti legali per le coppie omosessuali.
Patrick Reissner, co-fondatore di Equal Namibia, ha aggiunto che ignorare i diritti LGBTQIA+ rischia di far perdere ai partiti un’opportunità storica di coinvolgere una generazione che potrebbe influenzare il futuro della Namibia. “Queste elezioni non riguardano solo il potere politico, ma i diritti umani di tutti i namibiani nati liberi,” ha concluso.