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Il Mali è il 65mo paese a criminalizzare le persone Lgbtqia+

Il Mali ha adottato un nuovo codice penale che criminalizza l’omosessualità e l’attivismo per i diritti della comunità LGBTQIA+, portando a 65 il numero di Paesi con leggi che discriminano le persone LGBTQIA+. La legge, approvata dal Conseil National de Transition (Consiglio Nazionale di Transizione) guidato da una giunta militare, introduce pene severe per “la promozione” dei diritti LGBTQIA+.

Tra le disposizioni più severe, il codice prevede fino a due anni di carcere e multe di circa 300 dollari per “atti omosessuali commessi in pubblico”. Inoltre, chiunque “promuova o approvi” relazioni non eterosessuali, “attraverso dichiarazioni, scritti o immagini”, rischia sette anni di carcere e multe più elevate.

Nonostante la criminalizzazione dei rapporti privati tra persone dello stesso sesso, non è specificata una pena per questi casi, creando un vuoto legislativo che potrebbe essere sfruttato per ulteriori persecuzioni.

Il codice è stato approvato nel novembre 2024 con un solo voto contrario e pubblicato ufficialmente a dicembre. Questo avviene in un contesto di crescente autoritarismo, con la giunta militare al potere dal 2021. Il Mali non è isolato in questa direzione: il vicino Burkina Faso, anch’esso governato da una giunta, potrebbe presto adottare un provvedimento simile.

Accanto alle norme omofobe, la nuova legge affronta altre questioni sociali. Sono stati introdotti divieti su matrimoni forzati e matrimoni con bambine e bambini, ma al tempo stesso vengono criminalizzati comportamenti come “l’adulterio” (che può essere visto in modo molto ampio) o il “rifiuto di matrimonio” (vale a dire il divorzio).

La legge definisce il sesso esclusivamente come maschio o femmina, riconoscendo però il genere come un costrutto sociale, una contraddizione che riflette un approccio confuso alle questioni legate all’identità.

Anche la sanità pubblica è toccata dal codice, con articoli dedicati all’HIV che garantiscono la riservatezza dei test. Tuttavia, le persone sieropositive sono obbligate a informare i propri partner, pena sanzioni penali, un aspetto che potrebbe scoraggiare i test e aggravare l’epidemia.